mercoledì 8 dicembre 2010

La filosofia di Karim Rashid

Un’atmosfera particolare, dove le stoffe disegnate da Karim Rashid per C&C MIilano popolano un vero cantiere in attività. La Design Art Collection, spiega il designer, “è un esperimento bidimensionale. Io, abituato a lavorare con la tridimensionalità, ho cercato di riprodurre su stoffa il senso del movimento”
Pattern grafici e colori fluo. “Voglio parlare dello spirito del mio tempo. Per questo uso il computer con lo stesso spirito con cui in passato si utilizzavano le macchine manuali. Il senso estetico di una civiltà si esprime con i mezzi che le appartengono” spiega Karim Rashid
Tutti i tessuti presenti sono opera del designer di origine israeliana, compresi i grembiuli dei ragazzi che lavorano nello showroom C&C Milano. “Il colore è la chiave fondamentale del mio lavoro, porta gioia e energia, è simbolo di positività” dice Rashid
Non è un pensiero frivolo, quello di Karim Rashid. Anche se raccontato con toni leggeri e affabili, la sua è una filosofia concretamente impegnata: “Voglio cambiare il mondo” è il titolo di un suo libro, e non si stanca di ripetere che con il suo lavoro lui miri a migliorare la vita dell’uomo
"Il colore è fondamentale. Un mondo senza colori sarebbe triste. Come se fosse senza parole, senza sapore. Io uso i colori perché danno un senso, e sono una forza comunicativa e espressiva senza pari".
I numerosi pattern creati da Karim Rashid per C&C Milano. Già dai loro nomi si intuisce lo spirito ultracontemporaneo con cui il designer ha affrontato questo lavoro. Tra gli altri, Radiant, Cocoon, Echo, Lattice
Le geometrie utilizzate sono l’esatto compendio del colore pop. Intensi movimenti nello spazio bidimensionale “per generare movimento”, spiega il designer
"Il rosa è il mio colore preferito. Lo uso moltissimo nel mio lavoro, anche per dare un segnale a un mondo – quello di designer e architetti, ma non solo – ancora pesantemente dominato dagli uomini. Vorrei cercare di rendere i maschi più femminili, aiutarli a ritrovare la loro parte più tenera" dice Karim Rashid
Le stoffe presentate sono adatte agli utilizzi più disparati. In questo caso, un tessuto è stato utilizzato per rivestire la chaise-longue richiudibile The Dragonfly disegnata da Karim Rashid
Un dettaglio dei tessuti disegnati da Karim Rashid per C&C Milano. Segni grafici e netti, decisi. “Voglio riflettere il tempo in cui vivo” spiega Karim Rashid
 Un’infilzata di morbidi cuscini, sistemati sulle pareti imbiancate in modo volutamente grezzo, mentre attorno il cantiere si muove. “Il mio lavoro è dedicato a fare vivere meglio gli uomini, a rendere la loro esistenza più piacevole” dice Rashid
Il letto Glow disegnato da Karim Rashidper Hollandia International, in collaborazione con il designer Amit Israel. Le forme morbide e i colori fluo sono la costante creativa del designer, per un risultato dal sapore contemporaneo e leggero, divertente

http://atcasa.corriere.it/gallery/Salone-del-Mobile/Primo-Piano/2009/04/25/karim/karim_gallery.shtml 

Scoiattolo by Alessi

ab13amb1_low






ab13amb3_low


Lo scoiattolo che piegandosi schiaccia la noce o la nocciola è una raffigurazione archetipica che ricorre spesso nella produzione storica di questa tipologia. Nulla di nuovo quindi per quanto riguarda l’uso della metafora da parte di Branzi (o trattasi di sineddoche oppure di antonomasia? Comunque si tratta dell’impiego di una figura retorica, assai frequente anche nel design), ma una sua reinterpretazione da maestro.

http://www.alessi.com/viewon/fallwinter10collection/158/scoiattolo 

venerdì 26 novembre 2010

Calendari 2011, le creature simbiotiche dell'illustratrice Sefora Pons








L’illustratrice italiana Sefora Pons disegna bambini e animali, che spesso nel suo mondo diventano esseri simbiotici, si potrebbe dire bambini che indossano costumi a forma di animale, ma forse a ben pensarci sono davvero creaturine meravigliose, metà umane e metà rettili, o roditori, o insetti.
Una serie di queste illustrazioni, è raccolta nel calendario 2011 dal titolo Symbiosis, appunto, in vendita su Etsy in versione semplice, stampato su carta riciclata, o in edizione deluxe.

http://www.designerblog.it/post/10100/calendari-2011-le-creature-simbiotiche-dellillustratrice-sefora-pons

Orinatoio (Fontana)

ready - made on marble,   Altezza 62,5
Marcel Duchamp  - 1917-1964
Collezione privata - private collection 

 
Nel 1917, Duchamp decide d’esporre l’orinatoio di porcellana alla Società degli artisti indipendenti a New York, ma a causa dell’evidente funzione polemica e del desiderio dell’artista di sconvolgere l’istituzione, l’opera viene rifiutata. Il ready-made può essere attuato attraverso lo spostamento dell’oggetto, o dal suo contesto fisico, come nel caso della Ruota di bicicletta, oppure dall’ordinario contesto logico, come avviene in quest’opera, ribattezzandolo, così da non avere più alcuna relazione con l’oggetto come era considerato ordinariamente. L’artista pone una specie di firma R.Mutt, che racchiude la chiave di lettura dell’opera. Anteponendo il cognome all’iniziale del nome R abbiamo la parola Mutter, madre in tedesco. La forma dell’orinatoio ricorda, infatti, la forma di un bacino femminile o di un vaso alchemico. 

giovedì 25 novembre 2010

Che cos'è il Metodo Bruno Munari?

"I bambini di oggi sono gli adulti di domani", ripeteva spesso Munari, affermando che la sua opera più importante sono i laboratori per bambini. Il suo sogno di artista e di educatore, più che di didatta, era quello di promuovere un futuro migliore in una società migliore, fatta di uomini creativi e non ripetitivi.
"I bambini crescono male - diceva - perché si cerca di imporre loro il pensiero degli adulti". E citava Lao Tse. Azione senza imposizione di sé, uno dei principi ispiratori del suo metodo.
Se ascollo dimentico
se vedo ricordo
se faccio capisco.

Antico proverbio cinese

 
Primo laboratorio a Brera: si gioca con l'arte.
La "prova del metodo" viene sperimentata alla Galleria Blu con i bambini delle scuole elementari, insegnanti e genitori: il "primo esperimento -dice Munari - per la verifica delle possibilità operative di un laboratorio". Prova, progetto e metodo vengono descritti da Munari stesso nel libro Il laboratorio per bambini a Brera dove l'autore ne identifica la peculiarità proprio nel metodo. Non è un semplice "parcheggio", dove i bambini possono giocare con pennelli e tempere, "liberi di fare quello che vogliono avendo davanti agli occhi le riproduzioni delle opere esposte nel museo"... (libertà che è un abbandonarli all'imitazione) e nemmeno soltanto un "raccontare" le opere d'arte...
Nei laboratori "si gioca all'arte visiva", si sperimentano tecniche e regole ricavate dalle opere d'arte di ogni epoca, trasformate in giochi.

Fare per capire

È un metodo dunque che si basa sul fare affinché i bambini possano esprimersi liberamente senza l'interferenza degli adulti, diventando indipendenti e imparando a risolvere i problemi da soli. "Aiutami a fare da me" è anche il motto di Maria Montessori. È facendo che si scoprono le qualità diverse dei materiali, le caratteristiche degli strumenti, le tecniche e le regole dei giochi. Il principio didattico viene ancora da Munari: "Non dire cosa fare ma come".
Nel Laboratorio gli operatori non parlano quasi mai, piuttosto fanno delle cose, stimolando la curiosità dei bambini che subito vogliono provare a fare: ed ecco il bambino che imita l'adulto.

Come Fare

Compito dell'operatore, prosegue l'artista, è "dare ai bambini tutte le informazioni di tipo tecnico, sul come si fa a fare, senza dar loro temi già predisposti dagli adulti. Non dar loro idee già fatte, ma dar loro un metodo perché ognuno si costruisca il suo modo di fare, di produrre immagini, di costruire oggetti, di come osservare e capire... per poter poi progettare qualcosa che comunichi a qualcuno ciò che si voleva comunicare".
Il ruolo dell'adulto è quello di creare un ambiente ricco e stimolante, con cartelloni che forniscano informazioni visive relative all'argomento che si vuole esplorare: l'adulto si deve cioè trasformare in una specie di regista...

Come comunicare ai bambini

Munari dà anche delle indicazioni precise su come comunicare ai bambini tecniche e regole: invece di tante spiegazioni è preferibile utilizzare esempi visivi e "far vedere come si fa" con "azioni-gioco", percepibili attraverso i sensi, l'azione dinamica del movimento e dell'uso di un materiale o di uno strumento. "Con il gioco - dice infatti - il bambino partecipa globalmente: al contrario, se ascolta si distrae perché continua a pensare ad altre cose". Il tutto deve essere un gioco: si impara giocando.

Le regole del gioco

Nel presentare le videocassette L'arte come gioco. Munari sottolinea come ai bambini piacciano le regole: "Ogni gioco ha le sue regole. Il metodo Munari ci insegna le regole, ma anche a trasgredirle permettendo così alle varie personalilà di realizzare le loro variami e quindi a far agire le varie creatività. Non è tanto il prodotto finale da considerare, bensì il modo di imparare. Piaget diceva: “Quello che impara un bambino nei primi anni, resterà per sempre nella sua mente".

http://wertherica.wordpress.com/2008/11/05/bruno-munari-allara-pacis/

Bruno Munari

“Ho cercato di comunicare quello che gli altri non vedono, ad esempio un arcobaleno di profilo”

http://comicsando.wordpress.com/comics-books/bruno-munari/

Bruno Munari 1986

Giocare è una cosa seria!
I bambini di oggi sono gli adulti di domani
aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi
aiutiamoli a sviluppare tutti i sensi
aiutiamoli a diventare più sensibili.
Un bambino creativo è un bambino felice! 

 
http://www.metaforum.it/archivio/2009/showthread3d74.html?t=9531